Bilancio - Dati Fondamentali Tod's

RISULTATI 2021 - Balzo dei ricavi e dei margini (ma non ancora ritorno all’utile) per Tod’s nell’esercizio 2021.
Il giro d’affari è del resto balzato del 38,7% a 883,8 milioni (+39,2% a cambi costanti).
I marchi del gruppo sono risultati tutti in crescita, ed in particolare le vendite di Tod’s sono salite del 44% a 428,3 milioni (+44,8% a cambi costanti) quelle di Roger Vivier del 43,5% a 229,6 milioni (+44,1% a cambi costanti), quelle di Hogan del 24,9% a 176,7 milioni (+24,6% a cambi costanti) e quelle di Fay del 28,4% a 48,2 milioni (+28,4% anche a cambi costanti).
Per quanto riguarda l’andamento dei diversi settori merceologici, i ricavi delle calzature sono saliti del 35,5% a 703,2 milioni (+35,8% a cambi costanti), quelli di pelletteria e accessori del 63,6% a 120,1 milioni (+65,6% a cambi costanti) e quelli dell’abbigliamento del 34,5% a 59,5 milioni (+34,6% a cambi costanti).
Le vendite in Italia sono aumentate del 32,7% a 217,2 milioni, nel resto d’Europa del 15,4% a 172,5 milioni (+15,6% a cambi costanti), nelle Americhe del 70,6% a 62,5 milioni (+76,8% a cambi costanti), nella Greater China del 59,5% a 313,4 milioni (+58% a cambi costanti), e nel resto del mondo del 30,2% a 118,2 milioni (+33,8% a cambi costanti).
Il canale Retail (DOS + On-line) ha visto una crescita del 47% a 659,4 milioni (+47,4% a cambi costanti) e i clienti terzi (franchising + indipendenti) del 19,1% a 224,4 milioni (+19,8% a cambi costanti).
Al 31/12/2021 la rete distributiva del gruppo contava 318 DOS e 88 negozi in franchising (rispettivamente 300 e 103 a fine 2020).
Anche gli altri proventi sono balzati del 66,7% a 16,6 milioni (si tratta per lo più di royalties attive, rimborsi assicurativi e altri ricavi non tassati).
I costi per consumi di materie prime sono aumentati solo del 3,4% a 180,5 milioni, mentre il costo del personale è salito dell’11,9% a 211,5 milioni (in presenza del resto di un numero di dipendenti passato da 4.588 a 4.745 unità per le nuove aperture e il rafforzamento della struttura corporate per lo sviluppo digitale) e i costi per servizi del 25,1% a 216,8 milioni (soprattutto maggiori investimenti in comunicazione specie nel canale digitale).
Gli altri costi operativi sono anch’essi balzati del 52,5% a 77,4 milioni (il 2020 presentava un beneficio di 15,4 milioni derivante dalle rinegoziazioni degli affitti per lockdown).
E così l’ebitda è balzato da 39,5 a 161,9 milioni; dopo ammortamenti in diminuzione da 144,8 a 133 milioni (e gli accantonamenti sono scesi da 30,1 a 4,7 milioni dato che il 2020 includeva 28,7 milioni riferiti a svalutazioni per impairment), si è passati da una perdita operativa di 135,4 milioni a un utile operativo di 24,2 milioni.
Il saldo negativo della gestione finanziaria è lievemente migliorato, passando da 22,6 a 21,7 milioni; al 31/12/2021 l’indebitamento finanziario netto ammontava a 519,1 milioni a fronte di 521,3 milioni a fine 2020.
Si è quindi passati da una perdita ante imposte di quasi 158 milioni a un utile ante imposte di 2,5 milioni.
Dopo imposte per 8,4 milioni (effetto fiscale positivo per 84,8 milioni nel 2020, di cui 59,6 derivanti dal riallineamento del valore fiscale dei marchi del gruppo al loro valore civilistico come previsto dal Decreto Legge n.
104/220), la perdita netta si è infine ridotta da 73,2 a 5,9 milioni (-91,9%).